Mostre fotografiche (e non) visitate in settimana


Chi dice che a Torino ci sia poca cultura, forse non è ben informato.

O forse non si ha la stessa idea di cultura.

Certamente molto si deve a privati e ad Associazioni, un po' meno al pubblico, ma non necessariamente questo è un male, anzi.

Basta sapersi destreggiare un pochino e si può trovare molto e con molta qualità, soprattutto se si esce da quelle che io chiamo “mostre da cassetta”.

E qui diamo preminente attenzione alla Fotografia: pensate quanto altro c’è ancora!


Oggi parliamo di ciò che abbiamo visitato o cui abbiamo partecipato in questa settimana. Sì, perché alla cultura non solo si assiste, ma soprattutto alla cultura si partecipa e si contribuisce.


In ordine cronologico, dunque, la prima mostra fotografica visitata è stata “Me Two”, al Museo Ettore Fico.

Si tratta di una parte cospicua della collezione privata dello stilista partenopeo di fama internazionale Ernesto Esposito, aperta fino al 26 gennaio 2020.
Noto in tutto il mondo per le sue collaborazioni nel mondo dell’alta moda, Ernesto Esposito è anche un instancabile collezionista che a partire dai primi anni Ottanta, ha frequentato artisti e fotografi di fama internazionale: Cy Twombly, Richard Avedon, Joseph Beuys, Andy Warhol, Helmuth Newton, Michelangelo Pistoletto, per citare i nomi più noti.

Il privilegio dell’amicizia con tutti loro gli ha permesso di realizzare una delle collezioni di arte contemporanea più importanti e poliedriche, da cui sono state selezionate le opere per la mostra ME TWO, con le due sezioni “Some people” e “Brasil”

La prima, Some people, ci conduce in un ampio percorso che rappresenta e analizza la storia della fotografia, da Von Gloeden a Mapplethorpe, da Helmut Newton e Bruce Weber, fino a Cindy Sherman, Thomas Ruff, Wolfgang Tillmans e Thomas Struth, da un punto preciso di rottura degli schemi sociali, sessuali e di identità di genere.

Focus della mostra è l’attenzione del Collezionista verso la gente con tutte le possibili interpretazioni, diversità e differenze, di epoca, etniche e personali.

Quattro fili d’Arianna ci conducono nella visita: se stesso e i suoi ritratti, il suo lavoro, il mondo dell’arte, la sfera erotica, il cui peso è assai marcato in molte delle opere esposte.

Vale certamente la visita, non frettolosa, per misurarsi con la vision e le scelte di un Collezionista ed entrare, attraverso le molteplici chiavi di lettura presenti, nel suo mondo visuale e reale.


Della mostra “woMAN RAY”, presso Camera Torino, ho già detto in un precedente articolo.

Sono stato all’inaugurazione, che mi ha consentito di avere una valutazione a volo d’uccello sulla vasta esposizione. Almeno due aspetti ho trovato peculiari di questa mostra.

Il primo, più importante, è l’esposizione, nella sala 6, dei provini e delle stampe realizzate semplicemente lavorando sui “tagli”, alla ricerca di differenti soluzioni di carattere formale, a partire da una singola posa. Da un punto di vista didattico, è un aspetto molto educativo, capire quale attenzione dare alla costruzione dell’immagine e al lavoro intorno ad essa: emerge da questo lavoro la metodica volontà di spingere al massimo i confini del linguaggio e l’attitudine del fotografo a sperimentare con la fotografia per portarla il più possibile verso una dimensione estetica che un tempo non le veniva riconosciuta.

Il secondo aspetto, ben tracciato dai curatori Walter Guadagnini e Giangavino Pazzola, è il profumo della Parigi anni Trenta, crogiuolo dell’evoluzione sociale e culturale che si genera tra gli atelier d’artista, i cabaret e i café. Il dialogo, nella sala 2, tra i ritratti eseguiti da Man Ray e da Berenice Abbott, ci offre in piena luce i volti dei principali protagonisti di questo fermento (Atget, Cocteau, Gide, Joyce, Duchamp, ed altri), proponendo un viaggio onirico in un passato glorioso seppure nel periodo intermedio tra le due guerre mondiali.

Una mostra, ricca di spunti e di insegnamenti, che merita una visita senza orologio, in orari di scarsa affluenza di pubblico.




Abbiamo quindi partecipato a diversi appuntamenti del calendario di Photo Days, Festa della Fotografia, organizzata dal Fotoclub Torino Attiva, dal 14 al 20 ottobre.

Estremamente interessanti ed istruttivi i contributi di Paolo Forsennati (“Estetica e Fotografia”) e Davide D’Angelo (“La stampa digitale”). Eccellente l’excursus professionale e gli spunti tecnici e creativi di Federico Balmas. Ottimo il seminario di Massimo Pascutti sul Portfolio.

Se devo fare un appunto, non riguarda gli organizzatori, ma i contributi esterni di partecipazione.

Ad ogni evento, svolto in diversi Fotoclub di Torino e dintorni, la partecipazione è stata in prevalenza dei membri (pure pochi) del club ospitante, ma con scarse o inesistenti presenze da altri circoli.

Tralasciando le maldicenze sulle “gelosie” tra Circoli fotografici (leggenda?), certamente chi organizza eventi dovrebbe farsi domande e collaborare non tanto sul coinvolgimento maggiore tra i Circoli (che comunque deve crescere), quanto piuttosto sul come coinvolgere fasce più numerose di pubblico di non strettamente “appassionati”, iniziando ad interessare e coinvolgere soprattutto dalle nuove generazioni.

La sensazione di questi giorni è di ancora grande passione, ma anche (lo dico? Lo dico) di odore di muffa, di aria stagnante.

Parlare di tendenze della fotografia per limitarsi all’evoluzione tecnica, non fa crescere e non porta da nessuna parte.

Intanto nuove generazioni di fotografi crescono portando innovative visioni fotografiche che ovviamente sono apprezzate più all’estero che qui da noi, legati come siamo ai mostri sacri e ai soliti nomi da cassetta.


Ho visitato anche la mostra presso la Galleria FIAF (Federazione Circoli Fotografici, per i non addetti) di Torino, Via Pietro Santarosa, 7, Torino.

La mostra di Antonio Attini propone immagini di grande formato e di grande impatto visivo, riprese da aerei di ogni genere, stupendoci per la bellezza del nostro pianeta. Sopra ogni continente Antonio Attini ha colto dettagli di pura gioia estetica. Una mostra di qualità, fino al 28 ottobre. Consiglio vivamente.


Un accenno infine ad una mostra, non fotografica, del artista concettuale Gianni Colosimo, presso Costantini, in via Giolitti, per provare a confrontarsi con le sue provocazioni.


Rimando agli articoli già pubblicati per le info sulle mostre in corso, in attesa di arrivare al denso ponte dei Santi e dell’Arte Contemporanea a Torino, con Artissima, Paratissima, The Others, e tanto, troppo, altro.

A presto!

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